L’Italia ha dato contributi importanti alla storia dell’Informatica, già a partire da secoli prima della nascita dei Computer moderni. Già nel Rinascimento, Leonardo da Vinci progettò una delle prime calcolatrici meccaniche conosciute. Nei suoi disegni, riscoperti nel Novecento, descrisse un dispositivo a ingranaggi in grado di sommare e sottrarre numeri, un’idea che anticipava le calcolatrici di Blaise Pascal e Leibniz di oltre cento anni.

Nel Seicento, un altro italiano, Tito Livio Burattini, progettò un dispositivo chiamato “tariffa”, destinato ad agevolare i calcoli matematici e finanziari. Questa macchina fu uno dei primi esempi di strumento meccanico creato per semplificare operazioni numeriche, confermando che anche in Italia si cercava di sviluppare strumenti di calcolo automatico.

Nel Settecento, il veneziano Giovanni Poleni, professore a Padova, costruì una calcolatrice a ruote dentate capace di fare moltiplicazioni. Poleni, però, temendo le reazioni negative degli artigiani che facevano calcoli manuali, distrusse volontariamente la macchina. Nonostante questo, il suo lavoro rimane uno dei primi tentativi concreti di meccanizzare il calcolo.

Nei tempi moderni, l’Italia ha avuto un ruolo decisivo nella nascita dei computer veri e propri. Negli anni ’50 a Pisa nacque la Calcolatrice Elettronica Pisana (CEP), il primo calcolatore elettronico italiano. Il progetto fu voluto dall’Università di Pisa, ispirato da un suggerimento di Enrico Fermi, e finanziato dal CNR e dallo Stato. La CEP fu completata nel 1961: un computer a valvole, programmabile, utilizzato per la ricerca scientifica e calcoli complessi. Poco dopo, grazie all’esperienza accumulata con la CEP, la Olivetti realizzò l’Elea 9003, il primo computer commerciale europeo interamente a transistor, segnando una pietra miliare nella storia industriale italiana.

Un nome centrale di questo periodo fu Pier Giorgio Perotto, ingegnere della Olivetti, che nel 1965 realizzò la Programma 101, considerata il primo personal computer al mondo. Questa macchina era grande quanto una macchina da scrivere, facile da usare anche da chi non aveva conoscenze tecniche, e programmabile tramite schede magnetiche. Alla fiera mondiale di New York del 1965 la Programma 101 fece scalpore: fu acquistata persino dalla NASA, che la usò per preparare i calcoli delle missioni Apollo. Olivetti anticipò così l’idea di “computer da scrivania” ben prima dei colossi americani come IBM o Apple.

Un altro italiano cambiò per sempre la storia della tecnologia: Federico Faggin, nato a Vicenza, laureato in fisica all’Università di Padova. Trasferitosi negli Stati Uniti, fu assunto da Intel, dove nel 1971 progettò l’Intel 4004, il primo microprocessore della storia. Questo piccolo chip integrava in un solo pezzo di silicio tutto il “cervello” di un computer, riducendo enormemente dimensioni e consumi, aprendo la strada a calcolatrici tascabili, personal computer, smartphone, console di gioco e quasi tutti gli oggetti elettronici moderni. Faggin lavorò anche sui microprocessori Intel 8008 e 8080, fondamentali per i primi PC. Per questi risultati ricevette il più alto riconoscimento tecnologico degli Stati Uniti: la National Medal of Technology and Innovation.

Sempre in campo digitale, un altro italiano ha cambiato il mondo: Leonardo Chiariglione, nato nel 1943, padre del gruppo MPEG, responsabile dello sviluppo di standard fondamentali come l’MP3, il formato audio che ha rivoluzionato la musica digitale, e l’MPEG-4, usato nei video di Internet, DVD e smartphone. Senza il suo lavoro non esisterebbero servizi come Spotify, Netflix o YouTube.

Più di recente, nel 2005, in Italia è nata anche l’idea di Arduino, una scheda elettronica a basso costo e facile da usare, progettata da Massimo Banzi e il suo team a Ivrea (proprio la città della Olivetti). Arduino ha democratizzato la robotica e l’elettronica, permettendo a studenti, hobbisti e piccole aziende di realizzare prototipi di robot, droni, sensori e dispositivi “smart” in modo semplice. Arduino è diventata una piattaforma usata in tutto il mondo.

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Oggi l’Italia continua a essere protagonista dell’innovazione tecnologica. Il supercomputer Leonardo, al CINECA di Bologna, è tra i più potenti d’Europa e lavora su progetti di intelligenza artificiale, ricerca medica, cambiamento climatico e fisica avanzata. Le università italiane sono centri di eccellenza nella robotica, nella cybersecurity e nella ricerca sui calcolatori quantistici.

In conclusione, dalla calcolatrice di Leonardo da Vinci al microprocessore di Faggin, dal Personal Computer di Perotto alla piattaforma Arduino, passando per la CEP e l’MP3 di Chiariglione, l’Italia ha lasciato un segno indelebile nella storia mondiale dell’informatica, dimostrando ingegno, creatività e capacità di innovazione in ogni epoca.
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